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  • Scent Stories: Fabio Lo Coco

  • Febbraio, 2023

fabio lo coco etna
fabio lo coco etna 2

Scent Stories e’ una vetrina mensile per le maison che ci stanno a (sacro) cuore. Indipendenti, nuovi, veterani del mestiere: ogni brand ha la sua storia, il suo intreccio unico di creativita’, arte, ed intraprendenza. Questo mese la nostra Scent Story scopre Fabio Lo Coco Profumi, brand italiano di ricerca.

Una storia di radici, terra e ricordi indelebili.

Intervista di Anna Viceconti.

Cominciamo dall’inizio. Quali sono gli odori di infanzia, primordiali, che ti hanno  formato più di tutti?

L’olfatto è stato determinante nella mia vita. Non solo per la creazione delle fragranze, ma a livello ancestrale. E’ stato l’olfatto a radicarmi in Sicilia. I ricordi dei miei nonni e zii, delle loro case e giardini, sono ricordi olfattivi, e sono stati fondamentali in questi anni passati a Milano. Sono ricordi bellissimi e felici.

Le pellicole del Super 8 che maneggiavo a casa di mio zio, il fico su cui mi arrampicavo le rose nel giardino… più si invecchia, più i ricordi  antichi riaffiorano e diventano vivi. Anche bendato, ti saprei distinguere tre versioni diverse di un piatto della mia infanzia, cucinate da tre persone importanti per me. L’olfatto ha una  potenza incredibile.

E il profumo è qualcosa che ti ha sempre appassionato?

Sono sempre stato attratto dai profumi come prodotto, ma sono sempre stato forse più legato all’olfatto in generale. Dicono abbia un pollice verde ed ho un rapporto speciale con le  piante: fiori ed alberi sono sempre stati importanti nella mia vita. Infatti ho immaginato anche la piramide dei miei profumi come un albero. 

Come è nata l’idea di sviluppare una tua linea di fragranze? 

Da molto tempo volevo sviluppare un progetto personale, che fosse connesso alle mie origini. Io lavoro anche come make up artist, e il mio lavoro è commissionato da altri marchi.  Volevo invece creare qualcosa che fosse associato alle mie radici, che fosse anche un atto  d’amore.

Nel 2014 c’è stata la decisione di creare il brand, ed ho contattato Nicola Bianchi, maestro profumiere con il quale continuo a collaborare. Creata la prima fragranza, aspettammo che maturasse perché io ero un pò scettico, non sentivo quello che avevo tra i miei ricordi. 

Tornato da un viaggio in Africa provai ad annusarla di nuovo, dopo che aveva avuto il tempo  di scaldarsi e maturarsi. Mi ricordo ancora quel giorno. A Milano nevicava, e appena annusai il profumo iniziai a piangere: il profumo mi aveva riportato immediatamente al luogo ed al  momento in cui l’avevo sentito per la prima volta, al luogo che mi ha ispirato il quadro  olfattivo.

La fragranza, Oud Narang, voleva esprimere l’odore della mia pelle dopo una giornata al mare ed al sole di Taormina, ed in quel momento era come se fossi tornato lì. La seconda fragranza, Moorish, è stata prodotta a Luglio 2015, e il lancio è avvenuto in autunno con due prodotti già pronti.

Mi sembra che la creazione della prima fragranza, Oud Narang, sia stata relativamente  rapida. Questo è un segnale positivo del tuo rapporto con il naso, Nicola Bianchi?

Siamo entrati immediatamente in sintonia. Quando ci siamo incontrati io ho provato a descrivere nei minimi dettagli il quadro che avevo in mente. La mia visione era veramente granulare, millesimale, e Nicola ha colto subito quello che cercavo di spiegare. Ovviamente la creazione di Moorish è stata invece più complessa ed impervia… come le pareti dell’Etna, a cui è ispirato. Per Mariduci il tempo è stato ancora più lungo, nonostante io abbia amato alla follia la fragranza dalla prima volta che l’ho sentita. 

Hai sempre immaginato il brand come “di nicchia” o di ricerca?

Ritengo che sia importante avere le idee ben chiare, e sapere che si può arrivare a molti, ma non a tutti. Semplicemente per una questione di gusti, non si può piacere a tutti. Devo dire però che il concetto di “esclusività” ha per me una connotazione negativa: significa negare  l’accesso a qualcuno, la cosa non mi lascia imperturbato. Ritengo che il profumo sia libertà, e che per questo non possa essere qualificato come “di nicchia”. 

Potrei riconoscerlo come artistico, per via del processo che lo crea. Io non ritengo che il profumo sia solo di chi ha un certo potere d’acquisto ma di tutti…in mia presenza è  successo che i gestori di una profumeria alzassero il sopracciglio con dei clienti suggerendo  che non fossero adatti, che non potessero permettersi, le mie fragranze, anche se poi gli  stessi clienti le hanno acquistate. Questo è un comportamento che trovo inaccettabile.

Un oggetto “di nicchia” potrebbe essere il vaso dell’antica Grecia, un oggetto da esposizione dentro che nessuno può toccare. Per questo io non posso definirmi di nicchia. Il profumo è di tutti.

Le tue fragranze parlano, più di tutto, di radici profonde, quelle che ci connettono alla  nostra terra ed al nostro passato. Le tue radici sono state sempre così forti?

Sicuramente essere fisicamente lontano ha inciso molto sul mio percorso, anche se per  fortuna è relativamente facile raggiungere la Sicilia. I primi anni forse ero un po’ in uno stato  di shock: per la mancanza di sole, di cielo azzurro, di estate. Ma quello che ha avuto veramente peso su di me sono stati alcuni lutti, che mi hanno scosso e hanno cambiato i  luoghi ma non i ricordi che associavo agli affetti.

Le mie radici sono emerse più avanti con il  tempo, dopo una lunga maturazione che mi ha reso consapevole di ciò che avevo percepito e che sentivo. A volte non si dà alle esperienze il giusto peso, la giusta prospettiva mentre le si vive. 

Creando fragranze ispirate soprattutto alla Sicilia, hai scoperto qualcosa di nuovo  sulla tua terra? Qualcosa che non ti aspettavi?

Il filosofo Manlio Sgalambro sosteneva con fermezza che la Sicilia è un fenomeno estetico, e io ho fatto mio questo pensiero soprattutto negli ultimi anni. La Sicilia tocca delle corde particolari in chi la visita, e genera emozioni molto contrastanti in chi la conosce. Le mie fragranze raccontano una Sicilia incredibilmente intima, ed è incredibile come le mie visioni creino delle emozioni fortissime e diverse nelle persone che le provano.

Quando vai in Sicilia, non sai mai cosa ti aspetta. E’ un luogo talmente poliedrico e diverso che ti può incantare, disarmare e fare scoprire ogni volta qualcosa di totalmente nuovo; dipende tutto dalla chiave di lettura.

Come è iniziato il tuo rapporto con Sacro Cuore? Che importanza ha avuto per te?

La storia di come sono entrato in Sacro Cuore è legata proprio alla Sicilia. Ho incontrato Giovanni allo Smell Festival, in un evento dove ho presentato le mie fragranze con immagini e video. E’ stato un evento magico, nel senso in cui definiscono la magia gli shintoisti: ci sono luoghi, condizioni ed unioni di oggetti che generano magia. Una seconda magia è  avvenuta quando ho incontrato Lia, la prima volta in cui ho portato le mia fragranze nella vostra profumeria.

E’ stato un incontro molto empatico… o almeno, Lia è stata molto empatica verso di me, mentre io avevo una certa soggezione! Sacro Cuore per me, e penso per molti, è un po’ l’Olimpo della profumeria artistica europea.

Lia ha radici siciliane, e quando ha sentito Moorish per la prima volta si è commossa. Anche per lei, la fragranza ha generato delle emozioni forti, e l’ha riportata alla sua Sicilia, la sua terra. Un momento bellissimo, che per me ha contato molto e che ricordo con affetto.

Secondo te in questo momento ed in questo mercato della profumeria, che spazio  hanno profumerie come Sacro Cuore?

Se posso essere schietto, penso che in generale ci sia una totale mancanza di cultura emozionale ed olfattiva legata alla profumeria veramente di ricerca. Penso anche che siano  in pochi ad osare con un brand che ha non una distribuzione radicale in tutta Italia. Ci sono regioni in cui ancora il mio brand non è distribuito, perché io scelgo solamente spazi e persone che possano accogliere anche la mia filosofia. In questo senso, profumerie come Sacro Cuore sono fondamentali.

"Un oggetto di nicchia è qualcosa che non si può toccare. Il profumo non è di nicchia, è di tutti."

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  • Scent Stories: Meo Fusciuni

  • Dicembre, 2022

Scent Stories e’ una vetrina mensile per le maison che ci stanno a (sacro) cuore. Indipendenti, nuovi, veterani del mestiere: ogni brand ha la sua storia, il suo intreccio unico di creativita’, arte, ed intraprendenza. Questo mese la nostra Scent Story scopre Meo Fusciuni, artista e profumiere di culto.

Una storia di passione, di cambiamenti continui, e di musica.

Intervista di Anna Viceconti.

Cominciamo dall’inizio. Tu nasci come chimico, giusto?

La mia non è una famiglia di chimici o di profumieri, mio padre è stato muratore e mia mamma casalinga, veniamo dalla Sicilia. Siamo la classica famiglia che ha cercato futuro al Nord. Ho lasciato la Sicilia a nove anni, e c’è stato un lungo periodo in cui ho dovuto capire dov’ero, capire perchè, un minuto prima avevo i piedi nella sabbia e un minuto dopo ero nella nebbia della Pianura Padana.

Dopo questa adolescenza caratterizzata dal mio nuovo mondo, ho studiato Chimica a Piacenza e iniziato a studiare Chimica Industriale a Parma. Il primo incontro che mi ha cambiato il mio percorso è stato quello con un grande professore di botanica, Alberto Bianchi, che mi ha suggerito di cambiare facoltà e direzione di studi, a quel punto sono passato nella facoltà di farmacia e mi sono laureato in Tecniche Erboristiche. Il mondo delle piante, della fitoterapia e dell’erboristeria era diventata la mia vita, un cammino appagante e molto affascinante.

Ogni tanto però c’erano le classiche domande di alcuni amici: hai mai pensato di sperimentare le tue conoscenze con i profumi? Al ritorno da un viaggio ad Istanbul, decisi che forse era ora di cambiare la mia visione della pianta. Non più solo come estrazione e cura delle persone, ma anche come sorgente onirica. La pianta che diventava odore, poi profumo, e da profumo cura dello spirito.

E’ stato un cambio di percorso burrascoso, arrivato all’improvviso. C’era tanta ossessione e passione in questa nuova avventura, ma anche tanta incoscienza e incapacità di gestire un’azienda. Avere la passione per le piante è un conto, gestire un’azienda è un altro. Poi c’è stato un incontro fondamentale, quello con Federica, nel 2012. Oggi siamo compagni di vita e compagni nel viaggio di Meo Fusciuni come marchio; è la nostra missione, è la nostra vita insieme.

Non è comune trovare una partnership dove anche la persona che non è il “frontman” sia messa in evidenza. Eravate consapevoli di stare facendo qualcosa fuori dagli schemi?

La mia visione è sempre stata quella di parlare al plurale. Non mi sento il frontman di una band, ma allo stesso tempo mi sento parte di una band a tutti gli effetti. La mia parte è importante, sicuramente; ma per poter esistere, per poter fare bene quello che facciamo, è fondamentale la parte di Federica. Lei è non solo il nostro direttore commerciale per l’Italia e per il mondo, ma dirige anche la linea artistica del packaging, il layout, le foto e tutto quello che riguarda la boccetta di profumo, lei è la struttura su cui si basa l’intero lavoro di Meo Fusciuni.

Sicuramente è una cosa più evidente nel nostro brand perchè la rendiamo evidente noi. Rendiamo evidente il fatto che la figura di Federica è fondamentale. E forse in realtà il segreto della band Meo Fusciuni è proprio questo: il fatto di essere sempre in due, essere sempre coinvolti. Essere in due vuol dire anche avere sempre un equilibrio; quando uno dei due è giù l’altro ti supporta e porta avanti il progetto.

Mi piace la metafora della “band” Meo Fusciuni. Ma allo stesso tempo anche tu sei Meo, giusto?

Oggi sì. Ormai ci sono pochi frangenti della mia vita privata in cui sono ancora Giuseppe, ed è perché lo voglio io. Ma ormai mi sento Meo, quasi tutti mi chiamano Meo, anche mia madre; forse perché Meo è anche il nome di mio padre. E il fatto è che “Meo Fusciuni” non è poi così diverso da me, e questo è un altro dei nostri segreti che rende il marchio così coerente: il fatto che non devo cambiare vestito per essere Meo, sono sempre lo stesso.

Forse in molti la sanno già, ma raccontaci la storia del nome Meo Fusciuni.

Il punto di partenza è facile, quando ho iniziato il nome Giuseppe Imprezzabile non mi sembrava particolarmente musicale. In quel periodo stavo partendo per il Giappone ed ero, come lo sono anche adesso, profondamente affascinato dalla cultura giapponese. Quindi ho pensato a Meo, che è il diminutivo di mio padre, Bartolomeo.

“Fusciuni” ha una sua storia: la famiglia di mia madre non veniva chiamata con il loro cognome, veniva chiamata “fusciuni”. In dialetto siciliano significa scorrere, fluire; perchè mio nonno, che veniva da una famiglia di pescatori, aveva l’abitudine di fermarsi a guardare l’acqua, le fontane che scorrevano, l’acqua che usciva dai pescherecci… e quindi lo chiamavano Peppe Fusciuni, e questo stampo del soprannome è molto comune in Sicilia.

Quindi ho pensato che Meo Fusciuni fosse quel mix di giapponese e siciliano che mi raccontava appieno. Quest’anno ho scoperto da un amico giapponese che in alcune zone del paese esiste davvero una parola che si pronuncia “fusciuni”, con un significato simile!

E questo significato di “scorrere” ha poi aiutato a definire anche i profumi stessi?

Ogni giorno, anche adesso dopo dodici anni, penso che il fluire e lo scorrere siano il DNA di Meo Fusciuni. Qui entra anche la concezione giapponese della contemplazione della bellezza, con la consapevolezza che questa bellezza svanirà: una visione nostalgica. Tutto fluisce, anche la nostra vita; e le nostre creazioni sono molto diverse una dall’altra, rispecchiano grandi cambiamenti della vita e dell’animo umano.

L’idea di creare dei cicli e delle trilogie di profumi era già parte del progetto iniziale?

Sì, è stata una mia ossessione fin dall’inizio. Le trilogie sono i viaggi fisici, mentre i cicli sono dedicati ai viaggi intimi, del pensiero. Però qui ti faccio la mia prima confidenza, che non sa nessuno: con il prossimo lavoro, che conclude la trilogia senza tempo, chiuderemo la struttura di trilogie e cicli. Inizierò a comporre profumo per profumo, storia per storia. 

Questo è dovuto anche alla velocità con cui sto creando ultimamente. Grazie a Federica ed al ruolo che occupa lei, oggi ho la fortuna di fare solamente il mio lavoro, di poter dedicare tutto il mio tempo alla creazione del profumo e al suo sviluppo. Iniziavo a sentire stretto attorno a me la struttura di trilogie e cicli; anche questa una metamorfosi naturale della vita e del nostro cammino.

Quando hai iniziato a definire il progetto del brand, hai deciso da subito che sarebbe stato “di nicchia”?

Non mi interessa essere un brand di nicchia, voglio essere un brand di culto. Questo comporta avere un’idea estremamente precisa di quello che vogliamo fare, e non guardare molto alla competizione. Vorrei che le persone seguissero il nostro lavoro non perchè è di nicchia, ma perchè è Meo Fusciuni, perchè vogliono seguire questo culto. Infatti abbiamo clienti che collezionano l’intera linea del brand, perché vogliono avere ogni profumo Meo Fusciuni.

E’ un po’ come essere innamorati di una band, e anche se hai un loro album preferito, quando esce il nuovo album lo devi ascoltare subito. Non a caso ogni profumo è accompagnato da una colonna sonora, da un album o un’artista che mi accompagna per tutto l’anno di creazione.

L’altro punto di partenza del brand è comunicare qualcosa di mio, di personale. Per me tuttora creare profumi significa rispondere ad un’esigenza personale, devo dire che l’esigenza del cliente e del mercato non sono le cose a cui penso. Non mi interessa creare un profumo fiorito, legnoso, cuoiato: mi interessa portare le persone nella profondità di un pensiero o di un’emozione. 

Raccontarsi è una sfida enorme, e dopo dodici anni noi rimaniamo indipendenti, senza influenze esterne; finchè possiamo continuare a raccontarci ci riterremo liberi.

Come definiresti il vostro rapporto con Sacro Cuore?

E’ un rapporto che dura da dodici anni, da a malapena dopo un anno dalla creazione del brand. Tornando al culto, Sacro Cuore è per me un luogo mondiale di culto per la profumeria di ricerca. Essere nella sfera umana di Sacro Cuore per me è il compimento di un grande sogno, è il poter dire: siamo qui, nel tempio dei profumi.

Ma la risposta umana è semplicemente il sentimento e l’affetto che ci legano a Lia e Giovanni. Lia ha un cuore enorme e Giovanni è un grande visionario, ed entrambi mi hanno aiutato negli anni a capire dove andare, e anche dove sbagliavo. Con loro ho passato tutte le fasi del nostro cammino, dalla follia dell’inizio alla maturità del brand. Avere qualcuno che crede in te nei momenti più difficili è essenziale, soprattutto se sono persone come Lia e Giovanni.

Cosa c’è nel futuro di Meo Fusciuni?

La prossima fragranza sarà il ricordo di un viaggio in Giappone, e concluderà la trilogia senza tempo. I profumi successivi, slegati da queste strutture, racconteranno altri viaggi e momenti speciali per noi. Quando, un giorno, io e Federica ci ritireremo nella nostra casa, vorrei che sugli scaffali ci fosse un profumo per ogni capitolo della nostra vita: ti ricordi quel viaggio incredibile? Ti ricordi quel momento difficile? Un momento speciale, positivo o negativo, da ricordare. Emozioni, memorie olfattiva di una vita insieme.

Pensavo recentemente: il mio lavoro, l’atto di creazione di un profumo, è per me una disciplina, un atto meditativo. Un’urgenza dell’anima, da cui poi nasce il profumo. Anche questo forse, se vuoi, è un po’ giapponese…

"Non mi interessa essere un brand di nicchia: voglio essere un brand di culto."

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  • Scent Stories: RITO®

  • Novembre, 2022

Scent Stories e’ una vetrina mensile per le maison che ci stanno a (sacro) cuore. Indipendenti, nuovi, veterani del mestiere: ogni brand ha la sua storia, il suo intreccio unico di creativita’, arte, ed intraprendenza. Questo mese Scent Stories racconta RITO®, esclusivo marchio italiano nato dalla forza di un trio incredibile.

Una storia di solidarietà, legami profondi e una visione comune, in un’intervista con i tre creatori del brand.

Testo di Anna Viceconti.

La prima domanda è semplicissima e banale: come vi siete conosciuti?

Davide: La prima conoscenza è tra me e Milly, va indietro a diciotto o diciassette anni fa.

Milly: Davide è stato uno dei miei primi dipendenti, quando aveva più o meno sedici anni.

M: Lentamente siamo diventati più amici di feste, il rapporto è andato oltre quello di datore di lavoro e dipendente.

D: Stefano invece frequentava un locale che avevo allestito io. Era una delle tante cose che facevo, oltre che lavorare nel mondo della notte, a fare il costumista… ci conoscevamo già di vista, ma ci siamo conosciuti davvero circa dieci anni fa.

E RITO® quando si è formato ufficialmente?

D: In realtà RITO® è sempre esistito per noi, perchè da quando ci siamo conosciuti siamo sempre insieme.

Stefano: Semplicemente non avevamo ancora captato il modo in cui si sarebbe sviluppato, ma RITO®  c’è sempre stato.

M: Abbiamo fatto questo meraviglioso viaggio a New York, dove eravamo in tre nella stessa stanza e condividevamo tutto. E proprio lì Davide mi ha detto, “sento che noi tre faremo qualcosa, qualcosa che rimarrà”.

D: L’idea di RITO® come brand è partita a fine 2017. Abbiamo avuto cambi di vita ed esperienze privati importanti tutti e tre, e questo ha approfondito ancora di più la nostra amicizia. Io e Milly siamo appassionati di profumi da una vita. Abbiamo comprato prima per pura curiosità, da ogni angolo del mondo, solo per il gusto di provare. Una sera Milly mi ha detto che non riusciva a trovare il profumo che le piacesse.

M: E Davide ha detto “sarà perchè ce lo dobbiamo fare noi”. Era una promessa! Dal giorno dopo ci siamo messi al lavoro, subito ed insieme.

S: Abbiamo fatto un business plan e siamo partiti.

M: Con un elemento di follia, che c’è sicuramente.

E’ stato difficile cominciare?

S: In realtà il progetto ha unito le nostre tre conoscenze, le esperienze di vita che avevamo avuto.

D: E per questo è stato senza sforzo. E’ stato come tirare un filo, però avvicinandosi uno verso l’altro, e alla fine è venuto da sé.

M: Probabilmente senza saperlo eravamo già predisposti a questo, come design, come contenuti, come abilità di raccontare storie.

D: Anche lo sviluppo è stato particolare. Mentre progettavamo le fragranza abbiamo cominciato a sviluppare anche il tappo, la bottiglia, il design. Il tappo è stato un parto.

S: Volevamo un tappo pesante, importante. E ci abbiamo aggiunto un nappino per Milly, che ha praticamente una casa fatta di nappini! Tra l’altro sono fatti a mano.

M: Mi piace l’occhio al passato con lo sguardo al futuro.

D: E il tappo del profumo è fatto interamente di triangoli, come siamo tre noi. Ci ha ispirato l’architettura di Calatrava a New York, con queste forme prismatiche, e volevamo che fosse qualcosa di diverso.

S: Volevamo che fosse una firma e che rappresentasse, come tutto il resto, noi tre. Abbiamo anche volutamente tolto uno spigolo dall’etichetta quadrata, perché volevamo che ricordasse il trio. Come vedrete in futuro, il design di queste bottiglie diventerà la linea base; ci saranno cambiamenti che si svilupperanno da queste colonne portanti.

Quando avete sviluppato le fragranze eravate tutti coinvolti in ogni parte? Oppure ognuno si concentrava su un aspetto?

S: Tutti insieme. Abbiamo una regola: tutti dobbiamo dire di sì. 

M: Ovviamente c’è una discussione e uno di noi può cambiare idea, ma è essenziale che nessuno finisca per accontentarsi. 

D: Siamo tre individui con gusti diversi e con filoni di clientela differenti, e questo è essenziale perché arricchisce il tutto. L’essere insieme è fondamentale, è quello che dà nome al marchio. Che cos’è il rito? Quando esci con gli amici e fai un brindisi, perché fai questo gesto? Per festeggiare, per celebrare dei momenti. RITO® nasce per celebrare i piccoli gesti, perché la vita è fatta di piccoli gesti che uniti sono la vita stessa, sono essenziali. RITO® è la celebrazione di qualcosa di bello che è accaduto, o sta accadendo proprio in quel momento.

S: Questo elemento è diventato sempre più forte nel tempo. In un’amicizia lunga succedono tante cose, problemi personali e di salute, e questo ci ha reso ancora più sensibili al valore della vita. RITO® è un elogio alla vita.

M: Infatti noi non siamo tre soci, non ci viene mai da chiamarci soci. E’ molto di più.

D: Una nostra carissima amica, Francesca (fantastica cantante lirica), che è stata la nostra prima cliente, ha avuto dei problemi di salute, ha ricevuto una diagnosi di SLA con una degenerazione molto veloce. Ci ha sempre seguito e continua a seguirci, è sempre la prima ad annusare le nostre fragranze. Queste sono le cose che ti danno la spinta e che ti fanno riconsiderare tutto quello che è importante.

Come si sono sviluppate le tre fragranze?

D: Ognuno di noi tre ha seguito una fragranza più delle altre, anche se ovviamente alla fine c’è l’ok di tutti e tre. Stefano si è concentrato su Riserva IX, io su Oltre e Milly su Cuore D’Oud. Riserva IX viene dalla Riserva dello Zingaro in Sicilia, una regione di cui siamo innamorati, e la “riserva” si usa nel mondo dei vini come termine per qualcosa di speciale. Poi è arrivato Oltre, che è nato da una serata incredibile a New York in un locale molto esclusivo. Ci siamo trovati in una sala con una vista su tutta Manhattan e persone da tutto il mondo, che parlavano lingue diverse ma che erano riunite dalla gioia e dal divertimento. Il locale era un tempio della musica, e ogni tempio ha un suo incenso. Per questo Oltre è un incenso, ma reso più giovane e persistente.

M: Io ho curato Cuore D’Oud, che invece nasce dalla mia passione per la rosa. E’ anche una dedica alla mia nonna, che aveva un giardino con tantissime rose, e che mi ha insegnato tanto. E’ un oud gentile, avvolgente, una coccola speziata di zafferano. Volevo un oud che si potesse usare in qualsiasi momento dell’anno.

Nel mondo della profumeria di nicchia ci sono pochissimi brand fatti “a tre”. In realtà siete l’unico che mi viene in mente. Eravate consapevoli di essere insoliti quando avete sviluppato il progetto?

S: Ne eravamo consapevoli, perché siamo da sempre fieramente in tre. Anche prima del brand, quando uscivamo la sera “eccoli i tre” era la frase che ci accompagnava!

M: E altre persone nel campo hanno detto che ci invidiano questa cosa. Hai sempre qualcuno con cui confrontarti, e penso che questo ti mantenga umile, che è molto importante.

D: Essere in tre vuol dire poter farsi sempre delle domande. A volte uno pensa di avere un problema che in realtà puo’ essere risolto facendo un paio di domande mirate. Onestamente, se penso al trio che più ci somiglia… forse è Marchesini, Solenghi e Lopez! C’è tanta ironia fra di noi, ci si prende in giro, e ci si fa anche da spalla. Abbiamo un design elegante, in bianco e nero, siamo seri in tante cose, e poi allo stesso tempo ci facciamo delle grandi risate. Tutto per fare qualcosa di bello, buono e divertente.

Ci sono molti profumi buoni, o belli, ma non spesso divertenti.

D: Ho studiato psicologia e pedagogia, e uno dei modi più importanti per capire come crescerà un bambino è guardarlo mentre gioca. Se ci guardi mentre giochiamo capisci tutto di RITO®. Questo viene anche dagli eventi di cui parlavamo prima, dalle cose che sono successe a persone noi care. Crediamo fermamente che la vita sia adesso, e cerchiamo di impegnarci fermamente a viverla al meglio e con gioia.

Cosa potete dirci sulla nuova fragranza, che uscirà fra poco?

S: Pochissimo! Posso dirti che abbiamo lavorato con una persona nuova per crearla, ed è stata una collaborazione veramente armoniosa. Ci sono i casi in cui commissioni ad un pittore un quadro fiorito di primavera, ma il pittore è nel periodo più buio della sua vita ed è difficile che riesca a seguirti! Invece in questo caso, la persona con cui abbiamo collaborato era molto allineata a noi in tutto.

M: E noi nemmeno lo sapevamo! Lo abbiamo scoperto solo dopo, già avanti nella collaborazione.

Come definireste il vostro rapporto con la Profumeria Sacro Cuore?

M: E’ un Pigmalione, per farti capire l’influenza che ha avuto su di noi. Hai presente un nipotino curioso, da solo con il nonno, e il nonno lentamente gli fa capire come funziona tutto? Questo è stato più o meno il nostro rapporto con Giovanni!

S: Quando noi venivamo a Sacro Cuore come clienti e appassionati di profumi, l’idea di avere una nostra fragranza sui loro scaffali era un sogno, un ideale. E quando abbiamo lanciato RITO® nel 2020 era inizialmente solo un ecommerce; solo in seconda battuta abbiamo deciso di affidarci alle profumerie… le migliori.

D: Una sera ho avuto l’impulso, e semplicemente ho scritto a Sacro Cuore. Mauro ci ha detto che in realtà ci conosceva già, e il nostro primo incontro con Lia e Giovanni è stato un passo molto importante. Ci hanno aiutato a fare delle scelte, a capire in che direzione muoverci rispetto all’evoluzione della profumeria di nicchia in quel momento. 

S: Sacro Cuore è stato il nostro primo rivenditore, ed è stata una grande emozione. La vostra selezione è unica, ed esserne parte vuol dire aver fatto qualcosa di speciale.

M: Il nostro primo incontro con Lia e Giovanni è stato particolare, Giovanni ci ha dato dei consigli unici.

D: E devo dire che quando iniziamo a progettare una cosa, forse Lia e Giovanni sono le prime persone a cui pensiamo. Ci diciamo, cosa direbbero? Come starebbe in negozio? Per noi Sacro Cuore non è solo uno punto vendita. Non saprei se Sacro Cuore fa parte della nostra famiglia o noi della loro, ma se siamo una famiglia, Lia, Giovanni e Mauro sono i nostri parenti più stretti.

"Quando fai un brindisi con gli amici è per festeggiare, per celebrare dei momenti. RITO® nasce per celebrare i piccoli gesti, che uniti sono la vita stessa."

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  • Scent Stories: MONOM

  • Novembre, 2022

Scent Stories e’ una vetrina mensile per le maison che ci stanno a (sacro) cuore. Indipendenti, nuovi, veterani del mestiere: ogni brand ha la sua storia, il suo intreccio unico di creativita’, arte, ed intraprendenza. Questo mese Scent Stories parla di MONOM, esclusivo marchio italiano di essenze pure che nasce anche grazie una lunga collaborazione con la Profumeria Sacro Cuore.

Una storia di intraprendenza, cura e lunga ricerca. La raccontiamo con un’intervista a Simone Bongiorno, co-fondatore e direttore del brand.

Intervista di Anna Viceconti.

Partiamo dall’inizio. Come nasce MONOM?

MONOM comincia a prendere forma della mente di Renato Bongiorno nel 2009. 

Lui ha sempre avuto spirito creativo, e aveva già avuto un’azienda negli anni ’80 dove produceva accessori per la profumeria. Ha fatto l’agente per molti anni nella profumeria tradizionale, prima di diventare rappresentante nella profumeria di nicchia. La scoperta della parte artistica di questo settore lo stuzzica particolarmente, e nasce lentamente l’idea di creare qualcosa di suo. Come dice sempre, mio padre non ha mai avuto la passione per il calcio o per il tennis, quindi il suo tempo libero lo ha sempre dedicato alla ricerca di nuovi progetti, nuovi stimoli.

In gran parte grazie a tante conversazioni con Giovanni Padovan, arriva all’idea di MONOM: qualcosa di molto esclusivo, di unico. Qualcosa che non fosse influenzato dalle dinamiche del mercato, che fosse puro piacere e che potesse stupire.

Primo valore: il profumo, cioè quello che realmente arriva alla persona. Una forte propensione al minimal che ha portato ad alleggerire sempre di più l’involucro esterno del prodotto, concentrandosi sulla materia prima fino a togliere anche la parte di alcool della fragranza: i nostri sono profumi puri, al 100% essenze. 

Ci sono voluti anni per trovare un Naso che condividesse questi concetti, e disposto a raccogliere la sfida. Solo nel 2014 abbiamo conosciuto Nicola Bianchi, che si è dimostrato un visionario al nostro pari ed è il naso di tutte le nostre creazioni. Le capacità tecniche e creative di Nicola hanno permesso lo sviluppo di tutte le fragranze MONOM.

Mio padre e Nicola Bianchi hanno iniziato a comporre delle fragranze insieme, e data l’amicizia con Sacro Cuore e la loro esperienza, Lia e Giovanni sono stati spesso coinvolti nel valutare le creazioni. Il lancio di MONOM è stato proprio al Sacro Cuore, esattamente il 27 Novembre 2014, presentando le prime sette fragranze. Oggi la gamma si compone di undici essenze, cioè ne sono state create solo altre quattro in otto anni, e questo la dice lunga sulla propensione del marchio a realizzare solo quello che realmente ci appaga.

Siete partiti subito dall’idea di fragranze monotematiche?

Si, l’idea iniziale era di creare quattro fragranze monotematiche, e da qui viene anche il nome del brand. Non un blended, ma un’unica materia prima: patchouli, ambra, muschio e vaniglia. Quando abbiamo incontrato Nicola, però, abbiamo capito che si potevano creare bouquet che esaltano una singola nota, contenendo varie materie prime altrettanto preziose.

Il nostro rapporto con Nicola è diventato presto un’amicizia, e questa armonia ha allargato molto la prospettiva del brand, tanto da lasciare al naso completa libertà di creare e di suggerire lui stesso materie prime su cui lavorare. Oltre alle quattro originali Nicola ha proposto il fiore di Nardo, la rosa di Rosalia, l’iris da cui è nato Respiro.

Dentro MONOM c’è molta ricerca e tecnologia. Mixiamo le materie prime preziose naturali con quelle più speciali della ricerca chimica, fondamentali per esaltare i naturali e conservarli al meglio. Per esempio un profumo come Florea, il nostro fiorito, era impossibile da realizzare usando solo materiali naturali. Per crearlo abbiamo dovuto aspettare il 2019, quando è stata resa disponibile la molecola Starfleur 40, che ci ha permesso di realizzare l’accordo fiori bianchi in osservanza di tutte le ristrette normative vigenti nel settore.

Ci tengo a parlare anche dell’innovazione di MONOM, perchè il brand vuole richiamare un antico metodo di utilizzo ma è estremamente moderno nella formulazione e nel packaging. Siamo anche un marchio con grande attenzione alla sostenibilità. Il cofanetto di MONOM è fatto a mano da una azienda che lavora la miglior qualità di Plexiglas certificato Green, in quanto ottenuto da plastiche riciclate e a sua volta riciclabile. Il vetro violetto protegge perfettamente le essenze dalla luce.

Avete deciso di creare prima una marca di nicchia, o prima una marca di fragranze senza alcool? O le due cose sono successe insieme?

Decisamente insieme. Mio padre è arrivato nel mondo di nicchia come rappresentante, e si è trovato a seguire training costanti su più di venti marchi. Si è accorto che tutte le fragranze avevano, nelle note di fondo, le stesse identiche materie prime: ambra, patchouli, vaniglia, muschio. Queste quattro note sono alla base di ogni singolo profumo, e quelle che danno persistenza. Quindi ha pensato che lavorando su queste materie prime si potessero ottenere fragranze di massima.

Questo ci ha portato a considerare la boccetta di profumo come oggetto. Un profumo è una bottiglia piena di alcool con un 10, 12% di fragranza, e l’eau de parfum è al massimo al 18%. Ovviamente mio padre ha subito pensato: esageriamo, facciamo profumi puri al 100% ! Superiamo tutto, anche la bottiglia, che sarà semplicemente un piccolo flacone roll-on. Come un gioiello: piccolo, prezioso, sempre con te.

Non ci piace dire che a differenza dei profumi i nostri sono olii. E’ il contrario! 

Noi creiamo profumi, gli altri sono profumi diluiti. La nostra è l’epoca dei profumi in alcool, ma la storia ci insegna che il modo in cui facciamo i profumi noi è quello utilizzato da sempre, e fino al 1900 è stato l’unico. Anche Chanel n°5 nasce come profumo puro… per questo Marilyn Monroe diceva di dormire con due gocce di Chanel n°5, non con due vaporizzazioni.

Fare qualcosa di diverso è stata la linea guida di MONOM, e per quanto il mercato ci chieda di allargare il marchio mettendo le nostre essenze in alcool, restiamo fedeli alla nostra scelta originaria, che magari ci penalizza come vendite, ma ci rende unici. Chi inizia ad usare profumi puri fa molta fatica a tornare ai profumi spray, è una diversa gestualità, che ti riporta a vivere una sensazione antica, intima, ma in un modo estremamente moderno.

Parliamo di te invece, della tua entrata in MONOM.

Quando mio padre ha iniziato a pensare a MONOM io avevo appena preso un mandato da agente del settore haircare per tutta la Lombardia, principalmente perchè la mia ragazza era di Monza. Avevo lavorato per qualche anno nella profumeria di nicchia, e in realtà stavo proprio uscendo, con dispiacere, dal settore. In più nel corso di quattro anni l’idea MONOM è cambiata e si è evoluta tante volte, quindi anche se collaboravo con mio padre ero un po’ esterno, ero una voce di sottofondo che magari lo riportava alla realtà.

Ad un certo punto, all’inizio del 2012, ci siamo arenati, non riuscivamo a trovare il naso che riuscisse ad esprimere le nostre idee. Poi un giorno mi trovavo a Firenze in un bellissimo negozio concettuale d’abbigliamento, ed i proprietari mi hanno parlato di una realtà a Firenze dove creavano profumi esclusivi. Rimasi molto sorpreso di non averne mai sentito parlare, e per pura curiosità decisi di esplorare il negozio di Aqua Flor. E’ stata una magnifica scoperta, soprattutto perchè da lì siamo arrivati a Nicola Bianchi, che è il Naso creatore delle fragranze Aqua Flor.

E quando è arrivato il momento in cui ti sei detto “basta, mi butto?”

Quando abbiamo lanciato MONOM nel 2014 ho partecipato, ma semplicemente perchè l’evento era veramente sentito in famiglia. Nelle fiere di profumeria a cui partecipa MONOM ci siamo tutti, io, mio padre, mia madre. Nel 2015 siamo andati al Pitti, e più tardi a Tranoï a Parigi. Abbiamo visto che l’attenzione sul brand era veramente alta, e da lì ho deciso che il mio futuro sarebbe stato in MONOM.

Sia tu che tuo padre avete fatto l’agente per altri marchi. E’ più difficile vendere i profumi degli altri o i propri?

E’ certamente più facile vendere quello che conosci, che senti tuo. A chi ti ascolta arriva in maniera molto forte, conosci il prodotto nei dettagli, sai tutto e questo fa la differenza. Vendere qualcosa che non ti appartiene è un mestiere, ma anche in questo è necessaria passione e coinvolgimento, solo così lo fai bene. 

 

C’è anche un rovescio della medaglia: quando una cosa è tua, ci tieni troppo. Te la prendi se qualcuno non ne capisce il valore. Quindi non riesci a lavorare con il giusto distacco. Diciamo che ci sono vantaggi e svantaggi.

Che importanza ha avuto la Profumeria Sacro Cuore nello sviluppo di MONOM?

Sacro Cuore è stato molto importante. Abbiamo presentato il marchio qui, è stato il nostro primo cliente. Ma soprattutto è stato importante durante lo sviluppo del brand. Ci sono momenti in cui è normale avere dubbi, in cui non sei sicuro di aver preso la strada giusta. In quei momenti abbiamo avuto Giovanni a darci fiducia, a spingerci ad andare avanti ed a fare affidamento sul nostro intuito. Il supporto del Sacro Cuore è stato fondamentale, tanto che ci sono due profumi nella nostra collezione dedicati a Giovanni e Lia.

Uno è Irmao, che si chiama in questo modo perchè proprio mentre annusavamo l’ultima variante della fragranza, arrivò un messaggio di Giovanni a mio padre. Diceva solo “obrigado irmao”, grazie fratello, in risposta agli auguri di compleanno che Renato gli aveva inviato. Colpito dal profumo e dal momento, mio padre ha deciso di chiamare il profumo Irmao, in onore di Giovanni. Mentre la nostra rosa si chiama Rosalia, in riconoscenza all’entusiasmo di Lia nell’ annusare questo profumo. 

Il rapporto con Sacro Cuore va decisamente al di là del lavoro, ed è molto personale oltre che importante.

"Un profumo è una bottiglia piena di alcool con un 10, 12% di fragranza, e l’eau de parfum è al massimo al 18%. Ovviamente mio padre ha subito pensato: esageriamo, facciamo profumi puri al 100% ! Superiamo tutto, anche la bottiglia, che sarà semplicemente un piccolo flacone roll-on. Come un gioiello: piccolo, prezioso, sempre con te."

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  • Scent Stories: Autentica di Felsina

  • Settembre, 2022

autentica di felsina hotel majestic

Scent Stories e’ una vetrina mensile per le maison che ci stanno a (sacro) cuore. Indipendenti, nuovi, veterani del mestiere: ogni brand ha la sua storia, il suo intreccio unico di creativita’, arte, ed intraprendenza. Questo mese la nostra Scent Story e’ Autentica di Felsina, maison bolognese che ha riscoperto e proposto una fragranza leggendaria per la citta’ di Bologna.

Una storia di famiglia che attraversa due secoli e un intero paese. La raccontiamo con un’intervista a Barbara Corazza, fondatrice del brand e nipote dell’ultimo proprietario, Livio Grandi.

Intervista di Anna Viceconti.

Cominciamo dall’inizio, o almeno da un inizio: tuo nonno, Livio Grandi.

Mio nonno ha preso le redini nel 1946, dopo essere rientrato dal fronte. Era nella prima artiglieria sul fronte russo ed e’ ritornato a piedi, congelato. La famiglia di mio nonno, i Grandi, erano in realta’ i mezzadri della famiglia Bortolotti (originali produttori dell’Acqua di Felsina, nb), ma la cugina di mio nonno aveva sposato l’ultimo dei Bortolotti, che venne a mancare proprio alla fine della guerra. Per questo la cugina lo chiamo’ per tentare- e all’epoca era sicuramente un tentativo non certo- di riaprire l’azienda e ricominciare la produzione dell’Acqua.

Mio nonno non era figlio di nasi, ma scopri’ che l’olfatto era un suo talento. Semplicemente con un suo naso ha riprodotto perfettamente quella che era l’Acqua di Felsina, con dei naturali, scrivendo mano a mano la formula. Girava l’Europa alla ricerca di essenzieri che potessero riprodurre le note esatte. Allo stesso tempo ha studiato: praticamente da zero ha studiato chimica, teneva nota di tutti i principi di estrazione.

E questo senza nessun tipo di esperienza nel campo prima della guerra?

Assolutamente! Aveva fatto tanti lavori prima della guerra, ma come ragazzo giovane- quando ha rilevato l’attivita’ aveva solo 30 anni. E’ stato come un premio della vita. Mio nonno ha toccato la tragedia con mano e con cuore durante la guerra, quindi poter tornare e coronare il sogno di una vita, cioe’ svolgere il lavoro che ami con passione e con amore… direi che se lo e’ davvero meritato.

Mantenne l’azienda fino alla fine degli anni ‘70. In famiglia lo frequentavamo molto e vivevamo anche vicini; e un giorno, quando avevo dodici anni, mi chiese di trascrivere la formula dell’Acqua di Felsina. Stavo studiando in cucina e mi disse di andare a prendere un foglio protocollo. Gli chiesi anche perche’ voleva che la scrivessi, e mi disse “non si sa mai, magari un giorno ti serviranno”.

E quando le ho riscoperte mi e’ tornato in mente l’esatto momento. Lo vedo ancora di fronte ai miei occhi, sulla porta della cucina. Tutto in questa storia per me ha un senso- anche il fatto che noi due ci incontriamo adesso, ad Agosto, proprio lo stesso periodo nel 2011 in cui ho trovato le formule.

Prima di ritrovare le formule non avevi proprio idea del motivo per cui tuo nonno te le avesse fatte trascrivere?

Me ne ero totalmente dimenticata, avendo dodici anni nell’84 e trovando le formule nel 2011! Diciamo che la mia memoria l’aveva spostata, non dimenticata. Nel momento in cui ho aperto quel cassetto e ho trovato, fra tutti gli effetti personali del nonno- tra cui i manuali di chimica dell’800 sull’estrazione di olii dai fiori, da cui studiava e che conservo ancora- anche i fogli protocollo, li’ il ricordo e’ tornato.

E’ stato come se mi si aprisse un mondo. Ho pianto in quella cantina. Il ricordo mi e’ arrivato direttamente al cuore, senza passare dalla testa. Ho chiamato immediatamente mio padre, la persona piu’ legata a mio nonno. Mi disse: “mi raccomando, andiamo avanti. E’ una cosa bellissima, non teniamola in un cassetto”.

Da quel momento, coinvolgendo anche mio fratello, ci siamo impegnati per ricreare quello che era un grandissimo prodotto, un motivo di orgoglio per Bologna.

Un orgoglio per Bologna” descrive perfettamente com’era vista l’Acqua di Felsina nell’ 800. Quando hai scoperto la parte di storia della fragranza che precedeva tuo nonno?

Conoscevamo la storia prima di creare Autentica di Felsina, ma in maniera molto limitata e superficiale. Grazie a Francesca Faruolo, che stava studiando la cultura olfattiva di Bologna, l’abbiamo riscoperta nei minimi dettagli. Per esempio non sapevamo che l’Acqua di Felsina era forse uno dei profumi piu’ premiati al mondo, presentata a fiere da qui fino a Philadelphia. Non sapevamo delle lettere di ringraziamento di grandi personaggi: Carducci, Guglielmo Marconi, la famiglia Reale italiana, il re del Brasile… era veramente conosciuta in tutto il mondo. Era un passato storico che valeva la pena riportare alla luce, per i bolognesi e per gli italiani in generale.

Riportare alla luce; perche’ quando a dodici anni hai trascritto la formula per il nonno l’azienda aveva gia’ chiuso.

Mio nonno ha riaperto nel ‘47 ed ha continuato alla produzione fino alla fine degli anni Settanta, quando l’azienda ha chiuso. In quel momento la profumeria stava diventando sempre piu’ industriale e meno legata agli ingredienti naturali. Mio nonno contrastava questo con tutte le sue forze: vedeva che veniva meno la maestria del naso, la creativita’ e la conoscenza.

Per cui la questione era ridare valore ad un prodotto gia’ geniale. Mio nonno ha trascritto la formulazione dell’accordo ambrosia (o si potrebbe anche dire che l’ha forse inventato), l’accordo che definisce il cuore dell’Autentica di Felsina e che, ci stiamo accorgendo, puo’ essere la base anche di altri tipi di prodotti affini. E’ come un pezzo musicale originale che viene riproposto in modi diversi negli anni, ma sembra sempre nuovo e piacevole da ascoltare. Questo vale molto nella profumeria, e nell’arte in generale.

Come e’ stato collaborare con tuo fratello in questo progetto?

E’ stata la scelta migliore che avessi mai potuto fare. Siamo cresciuti in una famiglia con due genitori imprenditori ed i nonni imprenditori, per cui condividerlo con lui e’ stata la cosa piu’ naturale del mondo. E l’investimento in Autentica di Felsina e’ stato possibile grazie a lasciti dei nostri altri nonni, rendendo l’associazione veramente un progetto di famiglia. A di F vuole dire Autentica di Felsina, ma anche Associazione di Famiglia!

E a questa famiglia si aggiungono una serie di professionisti che vi hanno accompagnato nel percorso.

Esatto. A partire da Francesca Faruolo, che ci ha veramente fatto da mentore e ci ha accompagnati sempre verso scelte migliori, e da Martino Cerizza, il nostro naso. Martino aveva iniziato i suoi studi di profumeria con suo nonno e prima di incontrarci, per ironia della sorte, stava proprio cercando di riprodurre l’Acqua di Felsina. Quando ci ha presentato la prima prova io ho pianto, ma non solo io- mia madre, mio fratello, appena annusata ci sono venute le lacrime quasi in automatico.

Un’altra figura fondamentale e’ Massimiliano Sutti, per quanto riguarda la parte di grafica, sia sul packaging che sull’immagine del prodotto. Mio nonno era un uomo molto classico: per lui il profumo doveva distinguersi senza infastidire, e questo e’ stato il nostro motto sia per il prodotto che per il packaging. Massimiliano ha dipinto il nostro sogno, Martino ne ha creato il cuore, e Francesca ha guidato la testa. In un progetto la grande forza e’ in una squadra, non nella singola persona, e con questo team andremo avanti. L’Autentica di Felsina bianca e’ solo l’inizio, il primo progetto insieme che ha arricchito ognuno di noi.

Come e’ inziato il tuo rapporto con la nostra Profumeria?

La zia di mia madre utilizzava esclusivamente l’Acqua di Felsina Rossa- per lavarsi!- e finita l’ultimissima bottiglia in circolazione, mia madre ando’ alla Profumeria Sacro Cuore alla ricerca di qualcosa di simile. Questo era nel 2011, subito dopo il mio ritrovamento della formula. Mia madre fini’ per raccontare la storia a Lia e Giovanni, e furono proprio loro a metterci in contatto con Francesca Faruolo!

E’ incredibile come, attraverso la tua famiglia, il tuo naso sia cresciuto con l’odore dell’Acqua di Felsina anni prima di conoscerne le formula.

E’ veramente l’odore della mia vita. Mi ricordo le mani gialle di Acqua Bianca di mio nonno, l’odore delle case dei miei nonni- tutte permeate di Acqua di Felsina. E credo che sia la stessa cosa per molti bolognesi! Quando abbiamo presentato il profumo per la prima volta nel 2017 molti nativi bolognesi si sono emozionati; il profumo li ha portati subito a un ricordo familiare importante. Questo per me e’ la cosa piu’ bella, l’emozione che la fragranza da’ non solo a noi, ma a tanti.

"Quando abbiamo presentato il profumo per la prima volta nel 2017, molti nativi bolognesi si sono emozionati. L’Autentica li ha riportati subito ad un ricordo familiare importante. Questo per me e’ la cosa più bella, l’emozione che la fragranza da’ non solo a noi, ma a tanti altri."

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  • Estate sulla pelle: i migliori prodotti estivi per il corpo

  • Luglio, 2022

stbarth-olio-di-roucou

L’estate si sente prima di tutto sulla pelle, e la nostra Profumeria offre, insieme a una vasta gamma di fragranze estive, anche i migliori prodotti estivi per il corpo. Ecco i nostri preferiti!

Crema Doccia Esfoliante alla Papaia, St Barth: sappiamo gia’ cosa state pensando- esfoliare rovina l’abbronzatura? E invece no! Nelle prime ore l’esfoliante rivitalizza la circolazione, ma a lungo termine stabilizza l’abbronzatura. Questo esfoliante di Ligne St Barth contiene perle di cera di Jojoba ed enzimi naturali, per purificare e rigenerare la pelle ma ammorbidirla allo stesso tempo.

Aloe Gel Viso Corpo, Santa Maria Novella: senza parabeni, questo gel fluido a base di Aloe Vera e’ ideale anche come doposole, per proteggere la pelle da arrossamenti ed irritazioni. Con una profumazione leggera grazie ad oli essenziali di lavanda e melissa, per un piacere delicato.

Blue Lagoon Shower Gel, St Barth: semplicemente, l’oceano nella tua doccia. A base di acqua del Mar dei Caraibi, questo gel doccia arricchito di olio di cocco deterge delicatamente la pelle lasciando una gradevole sensazione di freschezza iodata.

Eucalyptus Body Wash, Molton Brown: la nostra lista non poteva non includere questo best seller classico. L’eucalyptus aiuta a rilasciare la tensione e a tonificare la pelle dopo una lunga nuotata in mare (o una camminata di montagna!). Una nota di zenzero rilassa i muscoli e stimola la circolazione. Il momento perfetto di riposo.

Basil Body Cream, Le Labo: questa crema burrosa e’ ideale per riparare e idratare la pelle accaldata. Come tutti i prodotti Le Labo e’ prodotta senza parabeni, ftalani e coloranti artificiali. Il basilico e’ accompagnato a note agrumate di verbena per rinfrescare, avocado per ripare e burro di karite’ per nutrire in profondita’.

Olio di Roucou, St Barth: l’olio di Roucou e’ praticamente magico. Ha un fattore naturale 6 di protezione della pelle, ed allo stesso tempo contribuisce a stimolare lo sviluppo di melanina, per un’abbronzatura duratura e uniforme. E come se non bastasse, allontana le zanzare!

Acqua Soave, Santa Maria Novella: semplicemente leggendaria. Questo tonico agli oli essenziali di agrumi rinfresca e idrata delicatamente tutto il corpo. Un massaggio dopo doccia o bagno bastera’ a rendere la vostra giornata piu’ leggera e profumata, anche durante le ore piu’ calde!

"L’estate si sente prima di tutto sulla pelle..."

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  • Scent stories: Puredistance

  • Luglio, 2022

Scent Stories e’ una vetrina mensile per le maison che ci stanno a (sacro) cuore. Indipendenti, nuovi, veterani del mestiere: ogni brand ha la sua storia, il suo intreccio unico di creativita’, arte, ed intraprendenza. Questo mese la nostra Scent Story e’ Puredistance, esclusiva maison olandese.

 

Quando abbiamo chiesto a Lia, proprietaria della nostra Profumeria, perche’ le piace cosi’ tanto Puredistance I, ha risposto: “e’ il profumo che cercavo da una vita”. Opinione condivisa da molti clienti, inclusa una che fra i nostri commenti su Instagram ha scritto “quando lo indossavo, la gente mi fermava per strada”.

La parola chiave di Puredistance, quella che appare appena ci pensiamo, e’ eleganza. Aprire la box di un loro profumo è come aprire il cofanetto di un anello prezioso, o come scoprire il tesoro contenuto dentro ad uno scrigno. Ogni parte del prodotto, dal rivestimento di raso della box alla forma della boccetta, e’ disegnato per distinguersi da qualsiasi altro profumo.

Puredistance coltiva fin dai suoi inizi un modello di bellezza molto preciso. Grazia, purezza, e quieta eleganza sono le parole chiave che da vent’anni guidano il suo fondatore, Jan Ewoud Vos.

Tutto questo e’ racchiuso perfettamente anche nelle campagne di Puredistance e nelle sue modelle: come scrive Birgit Oeckher nel nuovo storybook del brand, “The story of Puredistance”, la visione di Puredistance e’ “una donna elegante che entra da sola in una stanza affollata, indossando un vestito bianco, semplice ma di stile”. Una presenza che, appunto, fa fermare le persone per strada.

Forse l’elemento visivo di Puredistance e’ cosi’ preciso e chiaro grazie al background di Jan Ewoud Vos. Un imprenditore di successo in molti campi, Vos è stato un fotografo per passione oltre che fondatore di un’agenzia fotografica. Dopo averla venduta, Vos ha preso del tempo per riflettere sul suo prossimo progetto, e lentamente l’idea di Puredistance ha preso forma: una maison fondata sull’esclusivita’ e la ricerca di ogni elemento, formula e packaging.

Per questo Puredistance I e’ stato disegnato da Annie Buzantian, master perfumer di fama internazionale. L’incontro tra Annie Buzantian e Jan Ewoud Vos sembra suggerito dal destino: quando lui le mostro’ la campagna fatta di immagini e pubblicita’ che aveva messo insieme per il pitch del profumo, lei rivelo’ di avere gia’ creato una fragranza esclusivamente per se stessa, basata sulle stesse immagini.

Puredistance I e’ un accordo squisito di magnolia, mimosa e gelsomino, con note di fiori di mandarino accompagnate da un fondo di ambra, vetiver e muschio. Un bestseller, un classico moderno, questo profumo e’, come tutti i prodotti di Puredistance, un extrait de parfum: tutti gli ingredienti, purissimi e rari, sono usati in alta concentrazione.

A seguire Puredistance I e’stato Antonia, ispirato dalla madre di Jan Ewoud Vos, Frieda Antonia, che in un certo senso e’ anche l’ispirazione primaria dell’intero brand; una fragranza piu’ verde, calda e avvolgente. Fra gli altri grandi successi di Puredistance troviamo Opardu, che ci riporta alla Parigi degli anni 20; White, la loro fragranza piu’ venduta in assoluto, descritta da Jan Ewoud Vos come “happiness in a bottle”; che segue Black, fragranza speziata e misteriosa.

Piu’ recentemente arriva N.12, prodotto nel 2021, con un bouquet fiorito di bergamotto, mandarino, cardamomo, giglio e vetiver. Questa ultima fragranza completa il circolo dei “magnifici 12”.

Da ora in poi, per ogni nuovo profumo prodotto, uno dei dodici verra’ ritirato dal mercato, in modo da mantenere la linea costante e privilegiare la qualita’ piuttosto che la quantita’. Sara’ comunque possibile acquistare i profumi “ritirati” dalla cantina privata di Puredistance.

Tutto questo contribuisce alla filosofia del brand, incapsulata in due semplici frasi: “less is more” e “small is beautiful”. Un pensiero che si estende anche al team Puredistance, composto da poche persone fidate. Che si estende al modello di business di questo brand: pochissimi rappresentanti commerciali, e retailer selezionati accuratamente.

La nostra profumeria ha iniziato il suo rapporto con Puredistance diversi anni fa, dopo aver ricevuto alcuni campioni che ci hanno affascinato e sedotto. “Sacro Cuore fu la prima profumeria in Italia”, ci ha detto Jan Ewoud Vos, “a dare veramente attenzione a Puredistance, a capire la sua eleganza ed esclusivita’. Mi ricordo ancora vividamente come Lia mi disse, dopo aver annusato Puredistance I, che per lei era stato un ‘colpo di fulmine-coup de foudre’– se ne era innamorata immediatamente. “

La storia di Puredistance e’ la storia di una ricerca: la ricerca continua, infinita, di un oggetto perfetto, di una bellezza senza tempo. 

Il motto della Profumeria Sacro Cuore e’ proprio “… e la ricerca continua”, e in questo trova perfetta armonia nel progetto Puredistance. Una nuova fragranza dei magnifici dodici e’ gia’ in lavorazione. 

Potrebbe essere proprio il profumo che cercavate da una vita.

"La storia di Puredistance e’ la storia di una ricerca: la ricerca continua, infinita, di un oggetto perfetto, di una bellezza senza tempo. "

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  • Profumi in viaggio: le fragranze che ci trasportano

  • Giugno, 2022

Chicago High, Vilhelm Parfumerie

L’estate, piu’ di ogni stagione, porta con se’ il desiderio di respirare fragranze nuove, di abbandonarsi a viaggi dei sensi, di innalzarsi sopra la vita quotidiana e verso destinazioni sconosciute.

Ma ogni viaggio e’ unico, irripetibile, un momento ineffabile che porta con se’ i suoi odori; e alcuni profumi ci fanno viaggiare, schiudendo al primo spruzzo la meraviglia di un luogo che non abbiamo mai visitato o che non abbiamo mai dimenticato.

Per la sua nuova collezione I Giardini di Venezia, Rubeus Milano si e’ ispirato agli spazi verdi e nobili di Venezia, ma anche alla tradizione architettonica della città, de Il Palazzo Ducale, Ca’ Doro, Palazzo Venezia.

Infine le box della collezione rimandano ai tessuti rinascimentali veneziani, lussureggianti, ricchi e vivaci. I quattro profumi della collezione ci riportano a quattro piante prevalenti nei giardini veneziani: Quercia, Gelsomino, Evonimo e Calicanto

Quercia ed Evonimo riscoprono paesaggi tipicamente italiani, mentre il gelsomino ed il calicanto evocano atmosfere orientali: Calicanto aggiunge note profonde di patchouli, muschio e legno di cedro, un percorso morbido ed intrigante.

Improvvisamente questa Venezia diventa quella di Marco Polo, dei viaggi in Cina, del commercio di tessuti sensuali e legni cremosi: un viaggio fragrante in un luogo immaginario, a una destinazione che vive solo nella memoria culturale collettiva.

Ormonde Jayne fa un passo in avanti e introduce una collezione ispirata ad un viaggio del passato antico: La Route de la Soie. Un reticolo di tappe lungo piu’ di 8000 chilometri, La Via della Seta e’ un percorso millenario che dall’impero cinese raggiungeva il Mediterraneo. I profumi della collezione celebrano impressioni, sensazioni e fragranze di alcune tappe fisiche e storiche.

Xi’an, ispirato al luogo di inizio della route, ci accoglie con note di sandalo, pepe nero e noce moscata; Tanger, porto fondamentale che connette Europa e Africa, ci conquista con un bouquet dorato di fiori d’arancio, neroli ed ylang ylang; Byzance, un labirinto intrigante di legno cremoso, cashmeran e pelle scamosciata, ci riferisce all’antica capitale di Bisanzio, prima della sua trasformazione in Costantinopoli ed Istanbul.

Viaggi del corpo, viaggi della mente- e se ogni destinazione fosse, per sua natura, sia reale che immaginaria? Ogni viaggio un percorso nella memoria, nel passato oltre che nel presente? Poteva avere ragione Henry Miller sul fatto che la destinazione del nostro viaggio non e’ un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose?

Alcune fragranze ci invitano, infatti, a rivisitare luoghi che pensiamo di conoscere gia’ attraverso una lente nuova. Vilhelm Parfumerie sperimenta con quest’idea attraverso profumi come Chicago High, ispirato alla citta’ di Chicago durante i ruggenti anni Venti di Jay Gatsby, con note frizzanti di champagne e approfondite da cuoio e tabacco; e Stockholm 1978, che con il suo bouquet soleggiato di limone, pepe nero e geranio rivela una Stoccolma in piena estate alla fine degli anni 70, piena di aspettative e possibilita’.

Anche Puredistance ricerca luoghi del passato con Opardu, una fragranza che schiude “la Parigi degli anni d’oro”. In questo caso e’ il profumo stesso ad avere un’impronta vintage, femminile, nella sua scelta di ingredienti purissimi in alta concentrazione.

Viaggiamo cosi’ in una Parigi elegante e sofisticata, nostalgica e romantica. Lilla’, rosa e gardenia utilizzano un bouquet da profumo “classico” riproposto in un’accezione moderna e nuova, trasformando la fragranza in un viaggio senza tempo.

E il profumo non e’, in fondo, esattamente questo? Un viaggio senza tempo in uno spazio astratto, in ricordi e memorie collettive, in piaceri baciati dal sole.

"Viaggi del corpo, viaggi della mente- e se ogni destinazione fosse, per sua natura, sia reale che immaginaria? Ogni viaggio un percorso nella memoria, nel passato oltre che nel presente?"

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  • Sacro Cuore su Self Love Magazine

  • Giugno, 2022

Spazio Le Labo'
Antica Profumeria Sacro Cuore

Self Love Magazine racconta la Antica Profumeria Sacro Cuore!

La rivista italiana di lifestyle, arte e moda racconta la storia dei nostri Lia Lo Brutto e Giovanni Padovan, proprietari e fondatori.

Il percorso inizia nella profumeria di Via Matteotti, ed e’ segnato dalla carriera di Giovanni nel mondo della moda.

E’ la moda per prima ad immergerlo in una cultura “fatta di innovazione, di ritorno all’antico per inventare il futuro“.

Durante un viaggio in Inghilterra che Giovanni scopre un piccolo negozio che fondamenta il principio di Sacro Cuore: la specializzazione.

Il profilo nota anche come Sacro Cuore porti in Italia, nel corso degli anni, brand praticamente sconosciuti come Diptyque, Santa Maria Novella, Floris e Creed.

Sacro Cuore diventa poi una delle pochissime profumerie in Italia a fornire i prodotti di Editions de Parfums de Frédéric Malle creando un angolo di esposizione riservato all’interno del negozio.

Ed e’ proprio lo spazio del negozio a diventare una parte fondamentale di Sacro Cuore, nella ricerca dell’eccellenza continua e nell’intenzione di essere “il negozio piu’ bello di tutta la citta’“. Anche se ormai se ne contano tre di negozi: a quello centrale si unisce lo spazio in Galleria Falcone-Borsellino e un altro negozio in Via De’ Fusari, interamente dedicato a Le Labo, brand franco-americano di grande successo.

Una storia di continua evoluzione ed innovazione, dettata dal motto: “…e la ricerca continua”.

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"Una storia di continua evoluzione ed innovazione, dettata dal motto: "...e la ricerca continua"."

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  • Kinski

  • Agosto, 2022

I più lo ricorderanno come tenebroso, inquietante e implacabile vampiro nel Nosferatu di Werner Herzog, altri come il folle e poetico visionario che tenta la costruzione di un teatro d’opera nel cuore della foresta amazzonica nel Fitzcarraldo, sempre del regista tedesco, che ne aveva fatto un attore feticcio. E anche chi non lo ha mai visto sullo schermo, se mai lo ha intravisto, non può dimenticarlo. Personaggio spigoloso, lunare, eccessivo, se ne sono scoperti lati oscuri, e non in maniera romantica – la violenza sulle figlie, una delle quali è la bellissima, anch’ella attrice, Nastassja.

Ed è all'irrequieto genio di Kinski, che un altro piccolo genio del mondo dei profumi, il tedesco Geza Schoen, aveva voluto tributare un omaggio in occasione del ventennale della sua morte. Geza Schoen è un profumiere che ha fatto parlare molto di sé per aver proposto delle creazioni minimali al limite del concettuale: la linea Escentric Molecules, che comprende fragranze senza costruzione, ottenute diluendo in alcool dei singoli aromi chimici (quasi l'equivalente di una tela monocroma, o, addirittura, di objet trouvé).

Tanto osannato quanto criticato per questa scelta, non si può dire che il ragazzo non abbia avuto fiuto, essendo, questi, tra i profumi più amati e venduti degli ultimi anni nel campo della profumeria di ricerca. Kinski, però, non poteva che seguire una traiettoria più complessa e difficile. E' un profumo audace e tagliente come il personaggio che lo ha ispirato. Se al centro della fragranza viene dichiarato un accordo di freschezza oceanica, non fatevi ingannare: non è un marino (scordate i vari Motu e progenie) e a dire il vero non è nemmeno fresco.

Se c'è freschezza, questa è ricoperta di note aromatiche di bacche di ginepro e di foglie di ribes nero che conferiscono note verdi, ma acri, e sul fondo vi aspettano silenziose ma all'erta quelle che in profumeria chiamiamo note "animali": sentori intimi, secchi, spiazzanti. L' oceano di questo profumo, non è ripreso in superficie, ma in profondità. E, non chiedeteci perché, annusando questo profumo, oltre che Kinski, ci vengono in mente le splendide immagini del reportage subacqueo sulle donne del mare realizzato da Fosco Maraini nel Giappone degli anni '50.

"bla"