BLOG

  • Scent Stories: Meo Fusciuni

  • Dicembre, 2022

Scent Stories e’ una vetrina mensile per le maison che ci stanno a (sacro) cuore. Indipendenti, nuovi, veterani del mestiere: ogni brand ha la sua storia, il suo intreccio unico di creativita’, arte, ed intraprendenza. Questo mese la nostra Scent Story scopre Meo Fusciuni, artista e profumiere di culto.

Una storia di passione, di cambiamenti continui, e di musica.

Intervista di Anna Viceconti.

Cominciamo dall’inizio. Tu nasci come chimico, giusto?

La mia non è una famiglia di chimici o di profumieri, mio padre è stato muratore e mia mamma casalinga, veniamo dalla Sicilia. Siamo la classica famiglia che ha cercato futuro al Nord. Ho lasciato la Sicilia a nove anni, e c’è stato un lungo periodo in cui ho dovuto capire dov’ero, capire perchè, un minuto prima avevo i piedi nella sabbia e un minuto dopo ero nella nebbia della Pianura Padana.

Dopo questa adolescenza caratterizzata dal mio nuovo mondo, ho studiato Chimica a Piacenza e iniziato a studiare Chimica Industriale a Parma. Il primo incontro che mi ha cambiato il mio percorso è stato quello con un grande professore di botanica, Alberto Bianchi, che mi ha suggerito di cambiare facoltà e direzione di studi, a quel punto sono passato nella facoltà di farmacia e mi sono laureato in Tecniche Erboristiche. Il mondo delle piante, della fitoterapia e dell’erboristeria era diventata la mia vita, un cammino appagante e molto affascinante.

Ogni tanto però c’erano le classiche domande di alcuni amici: hai mai pensato di sperimentare le tue conoscenze con i profumi? Al ritorno da un viaggio ad Istanbul, decisi che forse era ora di cambiare la mia visione della pianta. Non più solo come estrazione e cura delle persone, ma anche come sorgente onirica. La pianta che diventava odore, poi profumo, e da profumo cura dello spirito.

E’ stato un cambio di percorso burrascoso, arrivato all’improvviso. C’era tanta ossessione e passione in questa nuova avventura, ma anche tanta incoscienza e incapacità di gestire un’azienda. Avere la passione per le piante è un conto, gestire un’azienda è un altro. Poi c’è stato un incontro fondamentale, quello con Federica, nel 2012. Oggi siamo compagni di vita e compagni nel viaggio di Meo Fusciuni come marchio; è la nostra missione, è la nostra vita insieme.

Non è comune trovare una partnership dove anche la persona che non è il “frontman” sia messa in evidenza. Eravate consapevoli di stare facendo qualcosa fuori dagli schemi?

La mia visione è sempre stata quella di parlare al plurale. Non mi sento il frontman di una band, ma allo stesso tempo mi sento parte di una band a tutti gli effetti. La mia parte è importante, sicuramente; ma per poter esistere, per poter fare bene quello che facciamo, è fondamentale la parte di Federica. Lei è non solo il nostro direttore commerciale per l’Italia e per il mondo, ma dirige anche la linea artistica del packaging, il layout, le foto e tutto quello che riguarda la boccetta di profumo, lei è la struttura su cui si basa l’intero lavoro di Meo Fusciuni.

Sicuramente è una cosa più evidente nel nostro brand perchè la rendiamo evidente noi. Rendiamo evidente il fatto che la figura di Federica è fondamentale. E forse in realtà il segreto della band Meo Fusciuni è proprio questo: il fatto di essere sempre in due, essere sempre coinvolti. Essere in due vuol dire anche avere sempre un equilibrio; quando uno dei due è giù l’altro ti supporta e porta avanti il progetto.

Mi piace la metafora della “band” Meo Fusciuni. Ma allo stesso tempo anche tu sei Meo, giusto?

Oggi sì. Ormai ci sono pochi frangenti della mia vita privata in cui sono ancora Giuseppe, ed è perché lo voglio io. Ma ormai mi sento Meo, quasi tutti mi chiamano Meo, anche mia madre; forse perché Meo è anche il nome di mio padre. E il fatto è che “Meo Fusciuni” non è poi così diverso da me, e questo è un altro dei nostri segreti che rende il marchio così coerente: il fatto che non devo cambiare vestito per essere Meo, sono sempre lo stesso.

Forse in molti la sanno già, ma raccontaci la storia del nome Meo Fusciuni.

Il punto di partenza è facile, quando ho iniziato il nome Giuseppe Imprezzabile non mi sembrava particolarmente musicale. In quel periodo stavo partendo per il Giappone ed ero, come lo sono anche adesso, profondamente affascinato dalla cultura giapponese. Quindi ho pensato a Meo, che è il diminutivo di mio padre, Bartolomeo.

“Fusciuni” ha una sua storia: la famiglia di mia madre non veniva chiamata con il loro cognome, veniva chiamata “fusciuni”. In dialetto siciliano significa scorrere, fluire; perchè mio nonno, che veniva da una famiglia di pescatori, aveva l’abitudine di fermarsi a guardare l’acqua, le fontane che scorrevano, l’acqua che usciva dai pescherecci… e quindi lo chiamavano Peppe Fusciuni, e questo stampo del soprannome è molto comune in Sicilia.

Quindi ho pensato che Meo Fusciuni fosse quel mix di giapponese e siciliano che mi raccontava appieno. Quest’anno ho scoperto da un amico giapponese che in alcune zone del paese esiste davvero una parola che si pronuncia “fusciuni”, con un significato simile!

E questo significato di “scorrere” ha poi aiutato a definire anche i profumi stessi?

Ogni giorno, anche adesso dopo dodici anni, penso che il fluire e lo scorrere siano il DNA di Meo Fusciuni. Qui entra anche la concezione giapponese della contemplazione della bellezza, con la consapevolezza che questa bellezza svanirà: una visione nostalgica. Tutto fluisce, anche la nostra vita; e le nostre creazioni sono molto diverse una dall’altra, rispecchiano grandi cambiamenti della vita e dell’animo umano.

L’idea di creare dei cicli e delle trilogie di profumi era già parte del progetto iniziale?

Sì, è stata una mia ossessione fin dall’inizio. Le trilogie sono i viaggi fisici, mentre i cicli sono dedicati ai viaggi intimi, del pensiero. Però qui ti faccio la mia prima confidenza, che non sa nessuno: con il prossimo lavoro, che conclude la trilogia senza tempo, chiuderemo la struttura di trilogie e cicli. Inizierò a comporre profumo per profumo, storia per storia. 

Questo è dovuto anche alla velocità con cui sto creando ultimamente. Grazie a Federica ed al ruolo che occupa lei, oggi ho la fortuna di fare solamente il mio lavoro, di poter dedicare tutto il mio tempo alla creazione del profumo e al suo sviluppo. Iniziavo a sentire stretto attorno a me la struttura di trilogie e cicli; anche questa una metamorfosi naturale della vita e del nostro cammino.

Quando hai iniziato a definire il progetto del brand, hai deciso da subito che sarebbe stato “di nicchia”?

Non mi interessa essere un brand di nicchia, voglio essere un brand di culto. Questo comporta avere un’idea estremamente precisa di quello che vogliamo fare, e non guardare molto alla competizione. Vorrei che le persone seguissero il nostro lavoro non perchè è di nicchia, ma perchè è Meo Fusciuni, perchè vogliono seguire questo culto. Infatti abbiamo clienti che collezionano l’intera linea del brand, perché vogliono avere ogni profumo Meo Fusciuni.

E’ un po’ come essere innamorati di una band, e anche se hai un loro album preferito, quando esce il nuovo album lo devi ascoltare subito. Non a caso ogni profumo è accompagnato da una colonna sonora, da un album o un’artista che mi accompagna per tutto l’anno di creazione.

L’altro punto di partenza del brand è comunicare qualcosa di mio, di personale. Per me tuttora creare profumi significa rispondere ad un’esigenza personale, devo dire che l’esigenza del cliente e del mercato non sono le cose a cui penso. Non mi interessa creare un profumo fiorito, legnoso, cuoiato: mi interessa portare le persone nella profondità di un pensiero o di un’emozione. 

Raccontarsi è una sfida enorme, e dopo dodici anni noi rimaniamo indipendenti, senza influenze esterne; finchè possiamo continuare a raccontarci ci riterremo liberi.

Come definiresti il vostro rapporto con Sacro Cuore?

E’ un rapporto che dura da dodici anni, da a malapena dopo un anno dalla creazione del brand. Tornando al culto, Sacro Cuore è per me un luogo mondiale di culto per la profumeria di ricerca. Essere nella sfera umana di Sacro Cuore per me è il compimento di un grande sogno, è il poter dire: siamo qui, nel tempio dei profumi.

Ma la risposta umana è semplicemente il sentimento e l’affetto che ci legano a Lia e Giovanni. Lia ha un cuore enorme e Giovanni è un grande visionario, ed entrambi mi hanno aiutato negli anni a capire dove andare, e anche dove sbagliavo. Con loro ho passato tutte le fasi del nostro cammino, dalla follia dell’inizio alla maturità del brand. Avere qualcuno che crede in te nei momenti più difficili è essenziale, soprattutto se sono persone come Lia e Giovanni.

Cosa c’è nel futuro di Meo Fusciuni?

La prossima fragranza sarà il ricordo di un viaggio in Giappone, e concluderà la trilogia senza tempo. I profumi successivi, slegati da queste strutture, racconteranno altri viaggi e momenti speciali per noi. Quando, un giorno, io e Federica ci ritireremo nella nostra casa, vorrei che sugli scaffali ci fosse un profumo per ogni capitolo della nostra vita: ti ricordi quel viaggio incredibile? Ti ricordi quel momento difficile? Un momento speciale, positivo o negativo, da ricordare. Emozioni, memorie olfattiva di una vita insieme.

Pensavo recentemente: il mio lavoro, l’atto di creazione di un profumo, è per me una disciplina, un atto meditativo. Un’urgenza dell’anima, da cui poi nasce il profumo. Anche questo forse, se vuoi, è un po’ giapponese…

"Non mi interessa essere un brand di nicchia: voglio essere un brand di culto."